www.sulpalco.com
Rock-wave romantico e sognante, sonorità eleganti e vellutate, una voce ora accoccolata, ora spigolosa: sono queste le caratteristiche principali dei veneti Wetfinger Operation. "Stars in your eyes" apre degnamente il percorso attraverso il quale si snodano 11 brani autoprodotti che fanno seguito al demo "Vol. 1", demo del mese su Rumore n° 147 e già recensito dal sottoscritto per Sulpalco in "Sensazioni".
In un periodo in cui la scena new wave pare avere trovato nuovo slancio con band quali Interpol, Franz Ferdinand e Bloc Party, i Wetfinger Operation possono spiccare il volo perché hanno fatto uno scatto in avanti, suonano convinti e puliti, ammaliano. Pezzi come "Lust days of april" o "Bondage before breakfast" trasudano classe. Complimenti.
ottobre.05

www.hatetv.it
Il foglietto piegato in quattro e allegato al disco dei trevigiani The Wetfinger Operation recita così: la continua ricerca nei suoni e l’umore lunatico, talvolta malinconico e talvolta rabbioso, sono la caratteristica di questi undici brani. Inoltre si tiene a precisare, riguardo al primo lavoro dei nostri datato novembre 2003 (e demo del mese di Rumore, nella bolgia inenarrabile e truculenta di Demokràzia), come la critica l’abbia spesso accostato alla scena new wave inglese… Penso io: mica saranno i sosia italiani degli Editors, già sosia degli Interpol, a loro volta sosia dei furono Joy Division (se proprio vogliamo bestemmiare)? Pieno di dubbi ed insicurezze infilo il cd nel computer, me lo appoggio sulle gambe, ché sono tra le coperte e l’ora ormai è tarda, indosso le cuffie e mi metto all’ascolto. Per la prima volta nella mia breve e dubbia carriera di recensore da strapazzo, posso felicemente constatare quanto il foglietto piegato in quattro e allegato al disco sia vicino alla realtà (ché solitamente, lo dico per quelli un po’ ignari delle meccaniche del mondo della critica fai-da-te, si allegano ai dischi dei foglietti sempre piegati in quattro, ma pieni di castronerie immaginarie variegate di stronzate allucinanti). Qui fan capolino davvero dei Joy Division giocondi e suicidi (come in Of A Sixties Television che chiude senza fronzoli e rimorsi), dei Sisters of Mercy (Violent Green) alleggeriti della carica ottenebrante ed oscura, ma soprattutto (in Fallin Apart e I Kill With Friend è lampante) gli Echo & The Bunnymen più fumosi, spocchiosi e quasi seri (non mi si fraintenda: si tratta di un complimento!), ammodernati ed arrangiati alla maniera che va tanto di moda oggidì, ma con più gusto della media dei contemporanei d’oltremanica ed oltreoceano (Faye Dunaway Stole My Amp). Menzione d’onore per Love Politics, che è una ballata e che non assomiglia ad alcunché di già sentito, ma pare composta 25 anni fa. Ammetto che l’originalità non sia dei Wetfinger Operation un vanto. Ma, in fondo, chi se ne frega? Quando una batteria con pochi piatti dosati prende a martellare e a rullare ritmi regolari ed ossessivi, quando tre chitarre sembrano una sola cantilena, una nenia semioscura ed obnubilante di ripetitività, quando un basso cade sempre sulla stessa nota e una voce monocroma e monotona lagna disinvolta il proprio nichilismo, cos’altro serve per trattenerti coi piedi ancorati a terra? Consigliato tanto agli assuefatti, irriducibili ed intransigenti dei primi anni ’80 (quelli che “ i gruppi dopo l’82 fan tutti schifo”), quanto ai nuovi pargoli, figliastri della nu-new wave inglese e newyorkese (quelli che, giacchetta e frangetta, “oh vecchio, hai sentito l’ultimo degli Interpol? Una figata! Gruppo dell’anno!”). Ne avessi il potere, li porterei in tour prima a Londra poi a NY, ché avrebbero quasi da insegnarne, più che da imparare.
settembre.05

www.losingtoday.com
È da circa un anno che il nome e la fama dei The Wetfinger Operation circolano assiduamente tra gli “addetti ai lavori” della scena indipendente italiana e la loro intensa attività live li ha consacrati come band di culto per pubblici eterogenei. Il loro attesissimo debut album non delude le aspettative: interamente autoprodotto e autodistribuito, dimostra un livello di maturità artistica – sia in sede compositiva sia in fase di produzione - davvero inusuale, considerata anche la giovane età dei componenti, per di più alla loro prima esperienza in studio. Undici pezzi appunto di rock lunare, dove la voce profonda e cupa di Elia Trevisan traccia melodie oscure sulle tessiture soniche delle tre chitarre e l’affascinante minimalismo della sezione ritmica. Joy Division, Cure, Sonic Youth, My Bloody Valentine, Television, questi ragazzi rielaborano tutto ritagliandosi un ruolo preciso ed originalissimo all’interno del panorama rock italiano, quasi a ricordare che non è sempre necessario stare a guardare oltreoceano o oltremanica, aspettando qualcosa di nuovo.
E i The Wetfinger Operation non sfigurerebbero affatto se accostati ai vari Interpol, Departure, Franz Ferdinand, Ikara Colt, Bloc Party e chi più ne ha più ne metta! Le prime tre tracce (“Stars in your eyes”, “Faye Dunaway stole my amp” e “I kill with friends”) valgono da sole tutto l’album. L’esordio è dolce e malinconico: chitarra acustica, effetti di delay phase shifting, ritornello strumentale e interludio post rock, il tutto impreziosito da un testo davvero struggente. E si passa all’accattivante seconda traccia, oscura ma ballabile già al primo ascolto, mentre il terzo emozionante brano è la sintesi perfetta di Cure e Sonic Youth.
Poi il mood del disco diventa più introverso e minaccioso, senza comunque perdere in freschezza e melodia: i suoni delle chitarre e la voce di Trevisan possiedono l’ascoltatore con rabbia e delicatezza, passione e abbandono, accompagnandolo in un viaggio interiore, ma anche all’interno degli ultimi trent’anni di musica. E il finale è un climax perfetto, in cui post rock, dark, noise e indie pop si fondono facendoti correre un brivido lungo la schiena.
agosto.05

www.musicheart.it
Leggendo recensioni precedenti su questo gruppo trevigiano ho notato che tutti parlano di una somiglianza molto forte con i Joy division…beh, che dire? Vorrà dire che la mia sarà una recensione banale, perché non posso far altro che dire lo stesso. Aggiungo anche un po’ di Sonic youth e Cure (questi un po’ meno incisivi). Angoscianti, cupi, carichi di tensione, i brani dei Wetfinger operation si abbandonano tra ballate malinconiche e scosse d’energia, fredde e taglienti. Un buon lavoro quello che ho difronte, che si volta indietro tra i settanta degli Stooges e gli ottanta dei primissimi U2 e la new wave inglese. Teneteli d’ occhio. Lester M.
agosto.05

www.kathodik.it
Un nome, The Wetfinger Operation, da tenere a mente, a futura memoria. Assicurato. Il Futuro potrebbe (o meglio dovrebbe) accorgersi di loro.
Di questo quintetto trevigiano conosciamo il passato, con un demo “The Wetfinger Operation Vol. 1” alle spalle, ed il presente, che è un album, omonimo, in commercio da qualche mese, il primo su (ca**o!.…si autoproducono!) che, oggi, sarà ai più sconosciuto.
La chiave di volta per svelare cosa nasconda “l’operazione dita bagnate”, è racchiusa proprio negli undici brani. Stars In Your Eyes, I Kill With Friends e Love Politics sembrano uscite da “Antics” degli Interpol, Violent Green e Falling Apart potrebbero essere state scritte nel 1979, dai Joy Division di “Unknown Pleasure”.
La ragione ha portato a soccorso questa chiave di lettura, una per generazione, una per continente.
La ragione, però! L’impatto con The Wetfinger Operation è stato, senza mezzi termini, da promo del mese.
La previsione per il 2005 dà l’ennesimo segnale incoraggiante e la giornata si chiude con il mio morale alle stelle, il Mib sonico è decisamente in ripresa!!!
giugno.05

www.sonicbands.it
Buon esordio per i The Wetfinger Operation che con un CD omonimo mettono in mostra l'amore per un certo tipo di post punk e le proprie abilità strumentali. Ciò non vuol dire che in questo CD d'esordio troverete funambolismi sulla 6 corde o impervi cambi di direzione tra i tamburi.
I TWO sanno dosare con estrema cura l'energia applicata agli strumenti per liberarla e lasciarla fluire al momento opportuno come in "faye dunaway stole my amp" o "lust days of april". Non ho ancora avuto il piacere di sentire i TWO da vivo ma sono sicuro che la dimensione live si adatta molto bene alla loro musica: i momenti più interessanti si hanno infatti quando il gruppo si lascia andare senza badare troppo alle raffinatezze sonore.
Non mancano purtroppo i momenti di stanchezza a causa di alcuni arrangiamenti non azzeccatissimi (come in "stars in your eyes" con la chitarra che ripete ossessivamente la linea melodica sulla voce) o di parti strumentali ripetute troppe volte. Nonostante i TWO siano molto attenti a non farsi etichettare come band di nostalgici della new wave i riferimenti al genere sono evidenti. Fra tutti Joy Division ma in alcuni arrangiamenti anche ai Cure in particolare in "nine on eight". Gli episodi più interessanti sono i pezzi già citati ma anche "Keystone", "of a sixties television" e "I Kill With Friends".
giugno.05

www.kronic.it
No, i The Wetfinger Operation non sono inglesi e no, non sono neppure un gruppo di stanza a New York che è impazzito per il post punk e la new wave d’oltremanica di più di vent`anni fa. La verità è che sono italiani e che questo album autoprodotto è un lavoro praticamente d`esordio, dato che a precederlo c`è stato un semplice demo, e sopra ogni cosa che è dannatamente buono.
Vi dirò di più: probabilmente se uno li incontrasse dal vivo e iniziasse a parlargli di no wave e di tutto quel mondo che ora sta tornando tanto alla moda loro risponderebbero che non c`entrano un tubo, che suonano la musica che sentono dentro e non sono interessati a far parte di un fenomeno che se ne sta appollaiato ai primi posti delle classifiche. Però dentro alle loro canzoni è innegabile trovare certi rimandi, così come c`è un percorso che porta dai Joy Division al rock dei primi anni novanta fino a oggi e a gente come Interpol.
C`è di più però. C`è il fatto che `Stars In Your Eyes`, Faye Dunaway Stole My Amp` e `I Kill With Friends` sono un attacco iniziale impressionante, e che la successiva `Lust Days Of April` non è da meno. Dentro c`è una gran bella energia. Se pensate che sono agli esordi, beh, hanno iniziato con un passo davvero convinto. L`album in se non ha cedimenti. Corre via veloce, sicuro dei suoi mezzi e ben suonato. Tutto se ne sta al posto giusto, certo, magari qua e là trovi i segni delle loro influenze ma questa non si può certo definire una pecca. Segnatevi questo nome please...
maggio.05

www.losingtoday.com
I "The Wetfinger Operation" superano brillantemente l'ennesima prova live in un c.s.o. Rivolta che calamita la presenza di giovani e meno giovani in una serata altrimenti povera di stimoli (cosa che non succedeva la settimana precedente che offriva al pubblico mestrino nella stessa sera Meg, 24 Grana e Interpol su tutti). Questo esordiente gruppo opitergino ha presentato le tracce contenute nel proprio primo cd omonimo e non ha sorpreso nessuno... nel senso che nessuno è rimasto deluso! Oramai i TWO possono contare su un personale pubblico di appassionati che li segue ovunque (o quasi...) e che resta sempre soddisfatto nelle proprie aspettative. Infatti le canzoni dei TWO fanno breccia anche negli animi dei più restii ad accettare ed ammettere che in giro ci siano ancora gruppi così, originali nonostante i non celati riferimenti a sonorità anni '80, alla parte 'buona' delle sonorità anni '80... A presto, Silvia Scagnetto
maggio.05

Speak my Language #6
Ritornano dopo un anno, con qualche cambiamento di line-up, l’esperienza di molti concerti e ricchi dei consigli dei molti nuovi amici dell’underground.
Un anno passato a studiare e a studiarsi, per capire dove indirizzare tutta la foga adrenalinica presente nel loro primo, osannatissimo demo.
Ed ecco finalmente l’opera prima dei WFO, undici tracce di rumorose cupe chitarre.
Ai noti riferimenti mancuniani, già tipici della band, si aggiungono elementi proto punk alla Wire (“Faye Duneway stole my amp”), mentre pezzi già presenti nel precedente demo vengono sgrezzati, acquisendo una posa più melodica e radiofonica (“I Kill with friends”).
La capacità di gestire il difficile bagaglio post-punk senza mai debordare nelle logiche melense del “dark” è rappresentata dalla marcetta a crescere di “Falling apart”, confermata nel classico inquietante “Nine on eight”, ed ostentata in “Bondage before breakfast” (la più ammiccante nel mio trittico perfetto).
E il disco scivola su queste coordinate, eccetto la pausa slow “Love politics”, dove accordi maggiori accompagnano un testo agrodolce.
Una lunga attesa premiata da una grande conferma!
I ragazzi ne hanno fatta di strada e, visti gli ultimi avvenimenti nei palazzetti e club italiani, penso non sia più necessario guardare a NYC per cercare di sopire quei vecchi fantasmi senza pace...
Sinceramente. Stefano Doro.
aprile.05

Rockerilla n.296 - aprile.05
Dopo il formidabile "demo - vol.1" (v.rec.sul n.281), ecco finalmente esplodere pienamente l'arte visionaria di questo formidabile quartetto della provincia di treviso. innamorati perdutamente tanto dei fantasmi new wave di joy division e sound, quanto del lato più rock dei sonic youth. TWFO costruiscono undici splendidi episodi di canzoni oscure e minacciose, romantiche e torbide, che conquistano fin dal primo ascolto in virtù di melodie non convenzionalie e ad un cantato in inglese che non delude le aspettative. "i kill with friends" è un capolavoro di implosione emozionale, come -in italia- non si ascoltava da anni. Il lato più selvaggiamente r'n'r tiene botta in episodi come "keystone" e "faye dunaway stole my amp". Il basso ieratico di "nine on eight" veleggia verso il 1978, siouxsie e bauhaus, introducendo ad una straziante nenia emo-pop. "Love politics" non sfigurerebbe affatto nel magico debutto degli Interpol.
aprile.05

www.losingtoday.com
the wetfinger operation (italy) - live in concert
dopo il concerto saltato nell`autunno scorso a causa di un concomitante evento televisivo satellitare, finalmente il magic bus ospita questo formidabile quartetto trevigiano, che ha già fatto parlare di sé grazie ad alcuni demo e ad alcuni concerti incendiari tenuti nel nord italia.
per l`occasione verrà presentato al pubblico il debut-album "the wetfinger operation", che ha già fatto scomodare paragoni con nomi illustri del primigenio movimento new wave (joy division, cure, television) e con alcune ottime realtà del rock contemporaneo (interpol su tutti).
the wetfinger operation sono una band che piacerà moltissimo tanto agli amanti della classica new wave quanto agli estimatori del "nuovo" rock, così fortemente influenzato da quelle storiche esperienze.
marzo.05

speak my language #3 - www.shyrec.com/sml/
Foodstock Festival, Pordenone 11/09/2004
Al grido di "Alternative is better!" sabato 11 Settembre, in quel di Pordenone presso Lab's ex Cerit, si è tenuto il Foodstock '04 night.rock.festival… Wetfinger Operation: buone prospettive, tensione, attitudine, alchimia: ci vuole solo ancora un po' di pazienza ed i biscotti sono pronti.
27.10.04

www.giardinisonori.net
I Wetfinger Operation da Treviso ci propongono un "live in studio" di 3 pezzi orientato verso una sorta di indie-rock crepuscolare e certo post-punk di inizio anni '80 di scuola anglosassone. Nel primo brano la sezione ritmica, il cantato profondo e a tratti lamentoso (alla Ian Curtis dei Joy Division) spingono verso ambienti oscuri mentre è la chitarra a dare quel tocco "sonico" che solleva il brano dalla nebbia. Lo schema è abbastanza ripetitivo, con pochi guizzi e aperture. Il secondo, di ben 8 minuti, alterna momenti di riflessione in chiave dark (riconoscibile lo stile dei primi Diaframma) ad aperture soniche di un certo spessore che raggiunguno picchi quasi epici. L'ultimo brano, il piu' movimentato, coniuga le schitarrate dei Placebo allo scazzo post-punk dei primi Cristian Death. I brani denotano una crescita in atto nel percorso evolutivo della band, scorrono senza graffiare troppo, con ritornelli a volte prevedibili ma non per questo privi di personalità. Probabilmente i T.W.O. meriterebbero una produzione migliore, piu' attenta alla creazione di un suono "personale" (la chitarra è sulla buona strada). Personalmente mi sento di consigliare uno studio più approfondito sugli effetti e ritmiche di batteria più coraggiose per supplire alla piattezza (intenzionale o meno) di alcuni brani che, ripeto, non sono affatto male ma rischiano alla lunga di annoiare l'ascoltatore. Sono incuriosito da un progetto sulla lunga distanza e da un loro concerto dal vivo.
31.08.04

www.bluedahlia.splinder.com
Udite, udite: gli amanti ed orfani dei Joy Division hanno di che gioire. Trattasi dei THE WETFINGER OPERATION devastante formazione veneta con cantato in inglese (è possibile ascoltare gratuitamente il loro demo sul loro sito). Scatta il concorso a premi: si becca personalmente dello STOLTO chiunque ascolti i pezzi dei wetfinger e non riconosca nella voce del cantante lo stesso timbro del mai abbastanza compianto Ian Curtis (R.I.P.?).
24.07.04

speak my language #1 - www.shyrec.com/sml/
Dall'opulento trevigiano arrivano The Wetfinger Operation, giovane rock-band qui alle prese con le prime esperienze in studio. La pessima qualità della registrazione non rende giustizia alle canzoni, a tratti prolisse negli arrangiamenti (venia giovanile), che hanno una spiccata tendenza post punk della tradizione più pura, senza deviazione alcuna verso il new wave di nicchia. Le solide ossessionanti costruzioni della sezione ritmica, le potenti chitarre e la voce riecheggiante fantasmi ormai lontani ma mai sopiti di Manchester (non fatemelo nominare, vi prego!), pur proponendo un sound che negli anni è stato abusato, suonano con un'energia invidiabile, coinvolgente, accattivante. Il tutto senza posa, il che può nuocere allo status di musicista rock, ma se ben ricordo anche i Warsaw divennero Joy Division... Una piacevole scoperta, da seguire.
30.06.04

www.mtv.it
finale progetto demo 2004
Ieri sera si è svolta la finale di Progetto Demo 2004, manifestazione organizzata e promossa dal Festival Internacional de Benicàssim e dall'italiano Soundlabs Festival. L'intento è stato quello di scegliere un gruppo 'emergente' italiano, rappresentativo di una determinata scena musicale nostrana che esporti il 'nuovo suono italico' all'estero, in particolare a Benicàssim; bisogna dire che è stato molto difficile. Progetto Demo è stato letteralmente bersagliato da dischi provenienti da tutta la penisola, da 5-600 nomi sono stati ridotti a poco meno di 400 dai quali sono stati selezionati i 10 pre-finalisti, i tre migliori hanno suonato ieri sera per la finale al Circolo Degli Artisti: Micecars da Roma, Wetfinger Operation da Treviso e bORIS da Roma. I Wetfinger Operation hanno ben impressionato per la loro 'professionalità' sia esecutiva che compositiva, ma l'ombra dei Joy Division e successivamente quella più vicina degli Interpol sembra oscurare troppo la loro personalità rendendoli, alla lunga, sterili.
04.06.04

www.rockit.it
scelti i tre finalisti di progetto demo 2004
BORIS, MICECARS e THE WETFINGER OPERATION sono i tre finalisti di PROGETTO DEMO ITALIA 2004, organizzato da FIB Heineken e SOUNDLABS FESTIVAL con la collaborazione di ROCKSTAR e IL MUCCHIO SELVAGGIO. La FINALE si celebrera' al Circoli degli Artisti di ROMA giovedi' 3 giugno alle ore 21. Gruppo Invitato sono gli STUDIODAVOLI.
28.05.04

www.tubocatodico.com
Il loro demo dal titolo così minimalmente vintage, presenta tre brani tutti registrati in presa diretta e in un contesto tecnologico immagino non eccelso (come spesso capita a chi deve fare i conti con budget altrettanto "minimalisti", indipendentemente dagli stili musicali…). Se da un lato la medio/bassa qualità audio penalizza la percezione delle parti cantate (quindi rimando a tempi migliori la valutazione sui contenuti delle liriche) e l'equalizzazione-missaggio non renda giustizia all'impatto sonoro, dall'altro l'esecuzione sostanzialmente "live" esalta la ruvidezza, la sanguignità e la voluta semplicità strutturale delle canzoni. Voluta semplicità in quanto il cordone ombelicale dei "the wetfinger operation" prende linfa direttamente dal rock 60s/70s/late 70s e da una certa parte della new wave anglosassone. E' inevitabile infatti il sopraggiungere alla memoria degli echi di Sonic youth, Velvet underground, Bauhaus, Stooges, Joy division, perfino dei primissimi U2. In questo melting pot "old style", entrambe le voci (cupe, rotonde, mai taglienti) che hanno la responsabilità di dar anima ai brani, stanno a meraviglia. "I kill with friends", la traccia d'apertura, è il brano sicuramente più convincente ed immediatamente assimilabile pur senza suonare scontato o prevedibile. Coinvolgente nel malinconico incedere della strofa che sfocia nella rabbia speranzosa del chorus. Chorus sostenuto da un riff chitarristico veramente azzeccato a metà strada tra i Placebo degli esordi e gli U2 dei primissimi demo. Ottimo brano. "Violent green/Dirty noon" ha rappresentato un osso duro da affrontare. Mi ci son voluti una decina di ascolti prima di riuscire ad inquadrare il brano. Partenza in sordina con intreccio basso chitarra e poi progressione, con voce e controvoce che si rincorrono semi-urlate. Molto buona l'idea di base ma purtroppo, secondo me, la progressione stessa si snatura con un utilizzo eccessivo di andate e ritorni che alla lunga tendono ad appiattire il brano, spalmandolo peraltro in ben 8:31" di durata che sembrano ad un certo punto non finire mai. Probabilmente in un contesto pienamente live questo pezzo può trovare la sua vera identità. "Loveproof for a day" Molto bello come titolo. Complimenti. Vorrei fosse venuto in mente a me per una delle mie canzoni. Rappresenta il terzo dei colori che istintivamente mi vengono in mente pensando a questi brani: dopo l'azzurro metallico di "I kill with friends", il grigio antracite di "Violent green/Dirty noon" ecco il rosso sangue coagulato. Un tipico brano rock costruito su un bpm nervoso, rabbioso, batteria andante, riff ruvidi e taglienti, chorus aggressivo. Non suona originalissimo (mi sento di dire che l'originalità è un concetto abbastanza relativo di fronte a lavori come questo che senza timori guardano indietro piuttosto che avanti) ma sicuramente ti prende per mano e te la stringe fino a farti male (ma non troppo).
In sostanza mi sento di dire che "Vol. I", seppur molto stringato (tre brani sono appena, appena sufficienti per farsi un'idea) è un biglietto da visita di tutto rispetto per un gruppo così giovane e ha il pregio di non far pasticci stilistici pur nelle diverse sfumature che lo contraddistinguono, guadagnando in personalità.
24.05.04

www.sulpalco.com
RSVP (raccomandati se vi piacciono): Joy Division. Rubo la sigla di Aquaro del Venerdì di Repubblica perchè i "Wetfinger Operation" suonano molto dark-wave anni Ottanta. A iniziare dalla voce di Elia Trevisan, a finire alla scarnificazione ritmica dei brani. I richiami stilistici a quella scuola sono evidentissimi e potrebbero risultare un limite per i quattro di Treviso. Tuttavia questo "Vol. 1" scorre piacevolmente, eccezion fatta per "Violent green/Dirty noon": l'accavallars dei minuti la fa sedere a più riprese, il medley non colpisce come dovrebbe, la doppia voce non convince. Efficaci piuttosto il refrain di "I kill with friends", in cui la voce di Elia graffia per rabbia e convinzione, e il riff di "Loveproof for one day", coinvolgente e assai ben strutturato. Aspettiamo il "Vol. 2" dei "Wetfinger Operation", certi di un lavoro questa volta riuscito appieno. In bocca al lupo, ragazzi!
16.05.04

rumore #147
demo del mese
Delle volte la vita è bella perché ti regala un mucchio di sorprese. Di solito fai una vita di merda, abiti in un posto di merda, sei costretto a lavorare con gente di merda, sei governato da personaggi di merda, ma un giorno a caso ti capita di vincere alla lotteria: estrai dal solito mucchio di demo il solito dischetto a caso, con la copertina scritta a macchina e, all'improvviso, tutto cambia. Sono bastati pochi secondi della prima canzone e sono stato sparato in orbita. Perdiccibaccolo. Per non parlare di quando il cantante attacca il ritornello… Cazzodicane… Tre pezzi uno più bello dell'altro. Ma allora i Joy Division del duemilaquattro abitano insieme a noi. Stessa struggente malinconia, stessa fottuta rabbia, stessa angoscia, stessa rabbiosa agonia, stessa voce che ti scava l'anima!!! Ma com'è possibile che nessun giornalista musicale nostrano si sia accorto di un gruppo del genere? Ma che cazzo fanno i "Feltri" musicali nostrani? Aspettano che le compiacenti case discografiche del cazzo gli spediscano i dischi a casa così che loro possono fare le recensioni comodamente seduti mentre si fanno spompinare dalle fidanzate. Io vi dico: questo è un grande disco (non un demo) di grande musica. Magari le prossime canzoni del gruppo faranno schifoarcazzo, ma in questi venti minuti scarsi di musica i the wetfinger operation sono riusciti in un miracolo. E chi siamo noi per non credere ai miracoli???? Fatevi avanti, stavolta non se ne pentirà nessuno: grandi,piccini e pidocchi inclusi.
aprile.04

www.rocklab.it
… Il quartetto di Treviso si approccia alla musica creando una buona atmosfera che si installa, immobile, tra vene dark e attitudine punk, cercando di attirare ipnoticamente a sè l'ascoltatore… uno sguardo obliquo al rock targato Joy Division e Cure del periodo Disintegration. Purtroppo 3 canzoni sono pochine per capire se il bagaglio del gruppo è più vasto. Comunque buone le idee alla base dei pezzi, va migliorato il lavoro di scrittura ed arrangiamento.
16.04.04

rockerilla #281
… I tre brani di questo "vol. 1" portebbero dare brividi di paura: una voce intrappolata nelle declinazioni di Ian Curtis, mostra di possedere "I kill with friends" come un demonio… Ammirando gli Interpol, sulla strada per il "vol. 2".
gennaio.04